Sui manicaretti
Manicaretti: una parola in disuso come il suo significato, purtroppo.Partiamo da un errore molto come, ma che già a livello linguistico, e poi fattuale, flagella l’Italia: cuocere la pasta. La pasta non si cuoce, si cucina. Cuocere e basta toglie dignità alla base dell’ingrediente più più geniale al mondo.Gli ingredienti di un manicaretto sono:
Materia prima: frutti di terra, aria e mare sapientemente coltivati/cacciati/allevati e lavorati il meno o meglio possible prima di finire in cucina
Ricetta: l’innovazione di avanguardia e la tradizione sono il top, il resto è pretenzioso snobismo, parola di palato
Tempo di esecuzione: il lunedì sera dopo l’ufficio col quarzo che ti fai una piatto a regola d’arte.
Senza addentrarci nei meandri degli intrecci di queste tre macro-categorie, già possiamo vedere il punto di arrivo. Cosa manca? Una bella tavola. Per bella non si intende addobbata, ma abitata. Non vorrei passare per citazionista, ma vorrei sganciare qua due bombe, che se vi piacciono ve le cercate per approfondire:
1. In quest’epoca le Tv sono sempre più grandi e le tavole sempre più piccole -cuoco-
2. Spadellare è una atto di fede ma anche di grande cultura. È il primo gesto che stipula l’alleanza fra la terra ed il fuoco, ed è il gesto che il cuoco svolge quotidianamente per trasformare la materia in cibo.
Queste frasi, soprattutto la seconda, non sono superabili per verità, giustezza e carico di significati. Al posto di “meditate gente, meditate” direi “spadellate gente, spadellate”, ma ho aggiunto poco di mio per arrogarmi il diritto di dare suggerimenti.
Seguiranno quindi altre portate a base di cibo.